La scienza del teatro. Omaggio a Dario Fo e Franca Rame.
La scienza del teatro. Omaggio a Dario Fo e Franca Rame.
Sense existències ara
Rep-lo a casa en una setmana per Missatger o Eco Enviament*I debiti di Fo con la lingua di Ruzante risalgono a molti decenni fa; ma è con lo spettacolo Dario Fo recita Ruzante (1993) che vengono saldati definitivamente, sebbene la marcatura dei dati fonetici e musicali del pavano originale perda in Fo la sua specificità e si sbilanci verso un generico lombardo-padano. La lezione-spettacolo prevede infatti inserti testuali parodicamente reinventati attraverso normalizzazione linguistica o reinterpretazione facilior dei tratti più incomprensibili (saggio di Ivano Paccagnella).
Nel più recente Lu santo jullàre Françesco (2002) l’autore contamina ancora con massima libertà e in chiave comica forme antiche e moderne di varia provenienza. E’ sempre il Medioevo tragico e violento del potere della sopraffazione e della fame, quello proposto da Fo e con chiavi narrative fondate sul paradosso e sul controcanto, fra sublimitas d’argomento e humilitas di rappresentazione.
L’operazione di contaminazione e riuso di fonti tipi e stilemi convenzionali, dialetti e lingue è indagata da Luigi Matt. Da una parte rimanda alle tradizioni ed ai riti popolari; dall’altra alla poesia giullaresca delle origini, al teatro delle sacre rappresentazioni e dei misteri buffi, delle farse e delle moralità, delle giullarate e dei fabulazzi osceni. In particolare, Rosanna Brusegan ritrova nel monologo de La Parpàja tòpola le forme del recupero/reinvenzione della lingua giullaresca, nella quale sono qualità sonora della parola ed espressività del dialetto a motivare le scelte drammatiche, le esigenze dell’orecchio a contare più di quelle retoriche.
Monica Longobardi presenta alcuni esempi dello «scurrile poetico», dell’erotico e dell’osceno nella drammaturgia di Fo; mentre Simona Brunetti prende in analisi Hellequin Harlekin Arlekin Arlecchino (1985), monologo affabulatorio in grammelot inserito in uno spettacolo ad episodi, separati da brevi intermezzi musicali e punteggiati da veloci azioni acrobatiche.
La tendenza alla contaminazione testuale trova corrispondenza anche nelle commedie regolari composte fra il 1959 e il 1961. Nicola Pasqualicchio rileva come qui il drammaturgo aderisca alla forma della pièce bien faite di intrattenimento borghese (Feydeau e la pochade) per poi scardinarla attraverso liberi rovesciamenti di intreccio. Il tema è la reiterata infrazione del sistema gerarchico nel rapporto fra potenti e subalterni; la predilezione è per la deformazione caricaturale ed il marionettismo biomeccanico. Tuttavia anche in un contesto di teatro impegnato, il richiamo alla gag ed al ghigno dissacrante emergono prepotenti e restituiscono la cifra più consona al grande poliedrico autore.
I testi presentano un parlato teatrale medio, volutamente colloquiale e privo di particolari asperità; rispecchiano insomma in misura davvero attendibile quell’italiano di ampia diffusione pan-regionale in circolazione nel nostro paese proprio negli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Claudio Giovanardi si sofferma sugli aspetti più significativi della sintassi: costrutti che arieggiano certe semplificazioni tipiche della comunicazione parlata; anacoluti e strutture frante nella direzione di una mimesi non parossistica del parlato. Anche per quanto riguarda il lessico è confermata la medietas con presenza di frasi idiomatiche, giochi di parole ed uso esasperato dei puntini di sospensione.
Piero Trifone rileva infine i collegamenti con la tradizione lombarda dello sperimentalismo linguistico. E’ il tema fondamentale dell’antinaturalismo del grammelot come ibridazione aberrante all’interno dell’antinaturalismo iper-comunicativo di Fo. Se ne trovano ampia esemplificazione nelle numerose soluzioni linguistiche anomale ed innaturali quanto creative che accompagnano la parodia dei gerghi tradizionali e dei codici specialistici e si estendono ai linguaggi della malavita, della medicina o della burocrazia, così come agli stessi formulari stereotipati dei movimenti politici di sinistra.