Nomi forme e cosa. Intorno al Cratilo di Platone

Nomi forme e cosa. Intorno al Cratilo di Platone
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Il Cratilo è certamente uno dei dialoghi più ambigui di Platone. Come vedremo, sembra essere anzitutto un dibattito sulle origini del linguaggio, ma in effetti si risolve in una discussione sul suo uso. Di conseguenza sembra voler chiudere un dibattito precedente (sul quale si pronuncia assai poco) e di fatto ne inaugura uno nuovo. In secondo luogo, non si sa mai quando Socrate parli sul serio e quando no. In terzo luogo, quando Socrate pare dar ragione a Ermogene, in effetti la dà a Cratilo, e viceversa. Infine, ma questo è un mio parere personalissimo, il Cratilo si presenta come la prima opera di filosofia del linguaggio, ma di ogni filosofia del linguaggio liquida, o lascia ai margini, il tema fondamentale, vale a dire il ruolo del linguaggio nella costituzione delle nostre idee. Ce n’è abbastanza da rendere la bibliografia sul Cratilo immensa e contraddittoria.
Che cosa aggiunge allora questo libro di Dionigi, certamente nato come guida per gli studenti, alla centenaria discussione su questo dialogo? Direi, e anzitutto, la capacità di Dionigi di stare a ridosso del testo, senza mai lasciarne in ombra una piega. E poi l’atteggiamento filosofico del nostro autore, che legge senza cercare di dare risposte definitive, ma piuttosto di far nascere un problema ulteriore là dove pareva che la risposta ci fosse. Procedimento filosofico quant’altri mai, e del quale occorre essere riconoscenti a questo nostro amico scomparso, e la cui scomparsa ancora ci pesa.